Trasumanar

Etimologia

Verbo intransitivo, derivato di umano con il prefisso trans e l’ausiliare del verbo essere.

La forma meno comune utilizzata è transumanare.

Participio passato: transumanato, non comune, con valore di aggettivo.

Definizione

Mutar l’umanità, in latino: humanam naturam immutare.

Letteraria: superare i limiti dell’umana natura accostandosi a quella divina.

Estensione: divenire altamente spirituale.

Sinonimi

Innalzarsi, trascendere

Citazioni

-Elevarsi oltre i limiti della natura umana per attingere la natura divina:

Trasumanar significar per verba non si poria ( Dante).

( Non è cioè un fatto che si possa spiegare con parole).

-Spiritualizzarsi in modo da ascendere alla natura umana:

Trasumanarsi nell’intensità della preghiera, della meditazione, della contemplazione; da questa canzone alle ultime righe che ricordin Beatrice la poesia di Dante si transumana (Carducci).

Trasumanar Dantesco

Trasumanar per verba” sono tre parole tratte dal primo canto del Paradiso.

Trasumanare” è uno degli innumerevoli neologismi utilizzati da Dante e significa andare di là dai limiti della natura umana, trapassandola, trasformandola fino a superarla per aderire a una natura più alta, alla natura divina. E’, in fondo, il condensato estremo dell’intera Divina Commedia e -nella visione cristiana- del destino di ogni uomo, creato da Dio affinché possa liberamente ricongiungersi a Lui, in una relazione d’amore.

Come sappiamo, il Dante Alighieri - poeta (fiorentino di nascita e non di costumi…) scopre, vuole e almeno in parte sperimenta l’esperienza esistenziale del trasumanare attraverso l’arte che gli è propria, facendo muovere il personaggio di se stesso, il Dante - pellegrino, in un viaggio straordinario e memorabile che parte dalla miseria della sua vita terrena per condurlo fino alla contemplazione di Dio. L’ambiente allegorico in cui si compie il viaggio è un universo che comprende l’intero universo conosciuto da Dante, dagli albori dei tempi fino alla cronaca quotidiana del XIV secolo, dove storia e mito, pensiero e dottrina, realtà e rappresentazione della realtà ugualmente concorrono a definire i contorni spaziali in cui il trasumanare può aver luogo.

Un’esperienza personale di Dante Alighieri - poeta, che tuttavia non è per nulla esclusiva, ma è per sua natura corale, sociale, necessariamente condivisa con chiunque si interroghi su quale sia il senso ultimo della vita: in questo senso realmente “commedia” come “canto del villaggio”, come parola scritta per essere compresa da tutti, preferendo il linguaggio popolare (“delle donnette” si dice nell’epistola a Cangrande della Scala) a quello aulico e latineggiante. Questo concetto è immediatamente dichiarato, fin dal primo verso del primo canto dell’Inferno, laddove il Dante - pellegrino si dibatte “nel mezzo di cammin di nostra vita” e successivamente ribadito tutte le volte in cui emerge l’obiettivo di questo viaggio eccezionale nel regno dei morti, che è quello di mostrare al mondo come la vera beatitudine consista nella conoscenza diretta di Dio, ossia della Verità.

La missione che Dante Alighieri - poeta sente la necessità di assolvere è realizzata “per verba”, cioè attraverso l’uso della parola. Anche se il sentimento d’inadeguatezza rispetto al compito sovraumano che lo aspetta emerge in continuazione in tutte le cantiche e perfino nella terzina da cui sono tratte queste tre parole (“trasumanar significar per verba/non sia poria”), significar vuol dire che non è cosa che si possa esprimere con parole umane. Lo strumento di cui Dante dispone per tentare la propria e altrui salvezza è proprio la poesia, più precisamente la Divina Commedia stessa. E nonostante lo stupefatto under statement con cui si accosta alla scrittura del più gran libro della cristianità, Dante è talmente convinto della formidabile potenza della parola da consegnarle le chiavi della propria anima.

La parola, infatti, non è solo metafora, ma essa stessa “fatto” ed “atto”. Il Dio in cui crede Dante si riconosce come Verbo e tutta la storia del creato –fin dagli albori della Genesi- non è altro che il farsi della parola di Dio (cioè di Dio stesso!) nel corso del tempo. Non ci sono insomma una verità di sostanza e una parola che la rappresenta, più o meno fedelmente, ma una verità che nella sua sostanza più intima assume la natura della parola, ossia di una relazione tra una pluralità di soggetti (chi parla/chi scrive, chi ascolta/chi legge) generativa di nuova realtà che proviene da quella stessa relazione.

Ecco quindi che il “trasumanare” a cui dall’eternità siamo chiamati per l’eternità prende forma su un tapis roulant o, per dirla con un’immagine cara a Dante, su una scala di parole su cui si dipanano le tappe progressive delle nostre conoscenze, delle nostre scelte e della condivisione con altri di scelte e conoscenze per il continuo divenire della creazione.

Il viaggio impossibile che da settecento anni Dante Alighieri-poeta ci invita a fare diventa possibile solo seguendo passo passo il Dante-pellegrino e le sue guide ultraterrene dalla selva oscura fino al flash estasiato di quell’amor “che move il sole e l’altre stelle”.

Provando a vedere se in tutto questo, alla fine, qualcosa possa davvero cambiare nel profondo del nostro povero io.

CONTESTO DANTESCO

In questo verbo, che ‘’ ispira tutto il canto primo del Paradiso’’ (Pecoraro), sembrano compendiarsi l’eccezionalità della situazione che si presenta nel regno dei beati e la reazione che tale passaggio provoca nell’animo di Dante, infatti, Buti dice che il trasumanare è ‘’ passare dall’umanità a più alto grado, che non può essere se none Iddio’’.

Il canto primo del Paradiso si apre con l’enunciazione di Dante del suo viaggio attraverso i dieci cieli che compongono il Paradiso fino all’Empireo. Segue la lunga invocazione al Dio Apollo, dove da una parte il poeta ostenta umiltà dichiarando la necessità dell’aiuto divino, mentre dall’altra fa trasparire la consapevolezza della grandiosità della sua opera che si avvia a portare a compimento, e per cui meriterebbe di essere incoronato con l’alloro, pianta simbolo di Apollo, usata per celebrare poeti e generali vittoriosi. Finita l’invocazione Dante fornisce indicazioni temporali descrivendo il sorgere del sole con una serie di complessi riferimenti astronomici e indica che l’azione si svolge a mezzogiorno. Inizia a questo punto l’ascesa di Dante e Beatrice e inizia così la trasumanazione del poeta. Dante osserva Beatrice perdendosi nel suo aspetto al punto tale da subire una trasformazione che paragona a quella subita da Glauco, personaggio della mitologia greca la cui storia è narrata da Ovidio nelle sue Metamorfosi: secondo il poeta latino, questo giovane pescatore divenne una divinità marina dopo aver mangiato delle erbe miracolose. Il verbo trasumanar indica un’esperienza che non è possibile descrivere a parole, perciò il lettore dovrà accontentarsi dell’esempio mitologico e sperare di averne esperienza diretta in Paradiso. Dante non sa più se è corpo o puro spirito e rimane rapito dalla luce dei cieli e dalla loro rotazione che produce una musica meravigliosa. Questa nuova situazione disorienta il poeta e Beatrice, quasi leggendogli dentro, inizia a parlargli, iniziando così la sua funzione, non solo di guida, ma anche di maestra di cose divine, infatti, rappresenta la Teologia. Il suo disorientamento spiega Beatrice è dovuto al fatto che sta entrando in un luogo dove le leggi terrestri non valgono. Nell’ultima parte del canto Dante si domanda come possa, un essere mortale come lui, ascendere ai luoghi più alti del cielo.

MARTINA VALERI

Ultima revisione il 17-09-2024