Immegliarsi

La parola è un neologismo dantesco formato sull’avverbio meglio, significa “diventare migliore” e in questo caso si riferisce alla facoltà visiva del poeta. La più significativa ripresa di tale verbo è forse quella di Vincenzo Gioberti nell’opera Del rinnovamento civile dell’Italia (1851).

Come fec’io, per far migliori spegli

Ancor de li occhi, chinandomi a l’onda

Che si deriva perché vi s’immegli.

(Paradiso XXX, 87)

Paradiso XXX

Sulla Terra è l’alba, i cori angelici e le stelle iniziano a scomparire, finché il poeta non vede nient’altro che gli occhi di Beatrice: la bellezza della donna è aumentata a tal punto che nessuna parola può descriverla e il suo aspetto è così sovrumano che solo Dio può ammirarla pienamente. Dante di fronte a questa bellezza indescrivibile è incapace, non può descrivere una tale meraviglia, anche perché il solo pensiero indebolisce la sua mente. Il poeta ha sempre descritto la bellezza di Beatrice, ma in questo momento è costretto a rinunciare, come se fosse giunto al limite estremo delle sue possibilità. Beatrice, così splendida da non poter essere descritta, informa Dante che hanno lasciato il Primo Mobile e sono saliti all’Empireo, cielo che è pura luce piena di intelletto, dove si assisterà al trionfo degli Angeli e dei Beati. Dante viene quasi acciecato da una luce vivissima, che accoglie tutte le anime per disporle alla visione di Dio.

Adesso il poeta riesce ad osservare tutto, anche le luci più intense, scorge così quello che sembra essere un fiume (che in realtà adombra gli angeli e i beati), ma per comprendere la vera natura di questo è necessaria una sorta di velata prefigurazione. Dante si affretta a fissare lo sguardo nel fiume di luce, che improvvisamente sembra abbia acquisito una forma circolare; ora può osservare entrambe le corti celesti. Riesce a scorgere la luce di Dio, che ha forma circolare (simbolo della perfezione) e dimensioni tanto estese che l’ampiezza del Cielo del Sole paragonata sarebbe di gran lunga inferiore. La luce di questa rosa celeste si riflette sulla superficie concava del Primo Mobile, che da essa trae il proprio movimento e la virtù che riverbera sugli altri Cieli.

Al centro di questa rosa celeste si trova il concilio dei beati, la Gerusalemme celeste che si estende in tutta la sua ampiezza e nella quale i seggi sono quasi già tutti occupati . Beatrice indica a Dante un seggio dove è posta una corona e gli spiega che questo è destinato all’anima di Arrigo VII, di cui si parla probabilmente nell’Inferno (I, 101).

Significato e concetto di “Immegliarsi” all’interno di tutta l’Opera

Il verbo “Immegliarsi” deriva dall’unione del prefisso “in” e dell’avverbio “meglio”. La parola non è riferita solo alla facoltà visiva. La Divina Commedia è stata soprattutto composta per sollecitare la società che circondava Dante a un radicale cambiamento non solo della collettività, ma in primo luogo del singolo individuo. L’intero viaggio che il poeta compie deve essere trasportato all’interno di noi stessi (non a caso il prefisso del verbo è proprio “in”). La “Comedìa” ci invita a riflettere sulle persone che siamo, affrontando un iter che ci mette di fronte a noi stessi, una lotta che coinvolge noi e il nostro essere. Immegliarsi è l’unico modo che abbiamo di recuperare quella giusta strada (retta via), che tutti noi potremmo smarrire in ogni momento della nostra esistenza. Questo concetto conferma l’estrema universalità e modernità dell’autore, che riesce a riporre in una singola parola un’eredità senza tempo a disposizione dell’intera umanità. La grandezza di Dante sta proprio nel riporre fiducia nell’essere umano, che ha nella sua natura la forza di immegliarsi, riuscendo alla fine “a riveder le stelle”.

Il neologismo dantesco però è un concetto fondamentale anche dell’opera “Vita Nova”, all’interno della quale l’amore ha il fine di migliorare l’uomo per farlo arrivare, attraverso l’intelletto, a Dio. Si assiste dunque alla totale sublimazione dell’amore, che viene trattato come strumento di lode per la donna vista come miracolo divino.

Spesso in diversi momenti della nostra vita ci sentiamo persi o sbagliati, pensando di non poter porre rimedio al nostro essere. La soluzione è una: apprezzare ciò che ci circonda, lasciando spazio alla meraviglia, che è il senso profondo dell’esistenza umana.

TALLONE DOMIZIA