Color che son sospesi

COLOR CHE SON SOSPESI

ANALISI MORFOLOGICA ED ETIMOLOGICA

Sospesi= participio passato maschile plurale di sospendere¹ (so| spèn| de| re), verbo transitivo e significa tenere in alto un corpo in modo che penda e non tocchi terra. Deriva dal latino suspendere*, formato da sub (sotto) e pendeo (tenere appeso).

Sinonimi:

  • (per un oggetto) attaccare, appendere, agganciare e sollevare;
  • (in senso figurato) bloccare, arrestare, fermare ed essere dubbioso o incerto fra due soluzioni.

Virgilio utilizza questo verbo nel libro XII dell’Eneide al verso 769:

Servati ex undis ubi figere dona solebant Laurenti divo et votas suspendere vestis

Salvati dalle onde solevano attaccare doni al dio Laurento e appendere vesti votive”.

*suspendo, suspendis, suspendi, suspensum, suspendere

¹ dal dizionario etimologico Ottorino Pianigiani

ATTESTAZIONE DI PARTENZA

"...Io era tra color che son sospesi

e donna mi chiamò, beata e bella,

tal che di comandare io la richiesi..."

«…Io ero tra le anime sospese del Limbo,

e mi chiamò una donna tanto beata e tanto bella

che le chiesi di comandarmi…».

Nel secondo canto dell’Inferno Virgilio cerca di convincere Dante della necessità di compiere il viaggio, spiegandogli chi lo ha inviato in suo soccorso. Egli si trovava nel Limbo, tra le anime sospese, quando comparve a lui l’anima di una donna bellissima, dagli occhi lucenti come una stella e che parlava con voce soave, al punto che lui le chiese di comandargli cosa volesse. Ella si era rivolta a lui come al più grande poeta mai vissuto e gli aveva chiesto di soccorrere Dante, l’uomo che lei aveva amato in modo disinteressato (Dante era alle prese con le tre fiere e stava per tornare indietro dalla paura, quindi l’aiuto di Virgilio era necessario). La donna si era presentata come Beatrice e aveva detto di provenire dal Paradiso.

"Color che son sospesi" è una perifrasi per dire che Virgilio si trovava nel Limbo, un luogo nell’aldilà dove finiscono coloro che sono nati prima di Cristo e i bambini morti prima del battesimo. Lì l’aria trema perennemente per i sospiri delle anime, che provano una sofferenza di noia. La prima zona del Limbo è abitata dai bambini morti prima del battesimo, mentre la seconda zona è la dimora eterna dello stesso Virgilio e degli spiriti dei magnanimi: i grandi poeti, i saggi e gli eroi dell’antichità. Essi non godono della visione beatifica di Dio, ma sono esenti da ogni tipo di tormento fisico.

IL LIMBO

ATTESTAZIONI NEL TEMPO

Nella religione cristiano–cattolica il Limbo (termine derivato dal latino limbus, cioè bordo oppure orlo) si pensava fosse la condizione temporanea delle anime appartenute a persone buone, morte prima della nascita di Gesù (Limbo dei patriarchi/giusti o "seno di Abramo") e a bambini morti prima di essere battezzati (Limbo dei bambini). Non hanno commesso una colpa in particolare, ma non sono stati liberati dal peccato originale attraverso il battesimo. Nel 1984 il cardinale Ratzinger, nel libro "Rapporto sulla fede" scritto con Vittorio Messori, affermava che "il Limbo non è mai stato una verità definita di fede. Personalmente lascerei cadere quella che è sempre stata soltanto un'ipotesi teologica". Sulla stessa linea, Raniero Cantalamessa nel 2001 ha scritto: "Dimentichiamo l'idea del Limbo, come il mondo dell'irrealizzato per sempre, senza gioia e senza pena, dove finirebbero i bambini non battezzati, insieme con i giusti morti prima di Cristo. Questa dottrina, che pure è stata comune per secoli, e che Dante ha accolto nella Divina Commedia, non è stata mai ufficializzata e definita dalla Chiesa". Papa Benedetto XVI ha approvato il 20 Aprile 2007 un documento in cui afferma definitivamente l'inesistenza del Limbo, in totale dissenso con i princìpi della religione cattolica, non avendo colpa l'individuo del suo "non battesimo".

Nella Bibbia, in particolare nel Libro di Giobbe (3:9-12;16-20) viene menzionato un luogo nel quale i bambini mai nati vivono in pace e che ospita anche schiavi, prigionieri, vittime dei malvagi sfiniti di forze.

“Oppure come aborto nascosto,

più non sarei come i bimbi, che non hanno visto la luce.

Laggiù i malvagi cessano di agitarsi,

laggiù riposano gli sfiniti di forze;

i prigionieri hanno pace insieme,

non sentono più la voce dell’aguzzino;

laggiù è il piccolo e il grande

e lo schiavo è libero del suo padrone.”

Il Limbo dei santi Padri differisce dal Purgatorio, dove manca la visione di Dio (la pena del danno), e c'è anche la pena del senso. Nel primo (Limbo dei santi Padri), invece, si godeva della conoscenza naturale di Dio.

San Tommaso nella "Summa theologica" (III, 52, 5, 1) dice che in tale luogo vi era una grande gioia a motivo della gloria che i giusti speravano.

Ad quintum sic proceditur. Videtur quod Christus, descendens ad Inferos, sanctos patres inde non liberaverit. Dicit enim Augustinus, in epistola ad Evodium, illis iustis qui in sinu erant Abrahae cum Christus in Inferna descenderet, nondum quid contulisset inveni, a quibus eum, secundum beatificam praesentiam suae divinitatis, nunquam video recessisse. Multum autem eis contulisset si eos ab Inferis liberasset. Non ergo videtur quod Christus sanctos patres ab Inferis liberaverit.

Sembra che Cristo col discendere agli inferi non ne abbia liberato i santi Patriarchi. Infatti Sant’Agostino ha scritto: "Non sono ancora riuscito a capire che vantaggio Cristo abbia portato a quei giusti che erano nel seno di Abramo, col discendere tra loro nell'inferno, non avendoli egli mai privati della presenza benefica della sua divinità." Ora, grande sarebbe stato il vantaggio loro arrecato, se egli li avesse liberati dall'inferno. È chiaro quindi che Cristo non liberò dall'inferno i santi Patriarchi.

ZERO VIRGINIA