Intrearsi

(Paradiso XIII, 57)

[...] ché quella viva luce che sì mea

dal suo lucente, che non si disuna

da lui né da l'amor ch'a lor s'intrea [...]

Etimologia

In / tre / àr / si

Il vocabolo è un verbo intransitivo pronominale che deriva dal numerale “tre”, preceduto dal prefisso illativo “in-” e seguito contemporaneamente dalla desinenza verbale “-are”, il che rende il verbo anche parasintetico.

Definizione

Il termine può essere inteso con due accezioni:

  1. Farsi tre, unirsi come terzo a fianco di altri due elementi

  2. Suddividersi in tre parti (cfr. Dizionario italiano De Mauro)

Il primo significato, in particolare, è quello attribuitogli dal poeta fiorentino Dante Alighieri, autore del verbo: la parola è dunque un neologismo (generalmente un termine o una locuzione “nuova”, non appartenente cioè al corpo lessicale di una lingua, ottenuta per derivazione o composizione di sostantivi già utilizzati o adattata da altra lingua) e al contempo è anche un hàpax (traslitterazione del gr. ἅπαξ, ellissi della locuzione ἅπαξ λεγόμενονdetto una volta sola”, cioè un’espressione o una parola che ricorre una sola volta nel testo, nell’opera di un autore o all'interno di una lingua).

S’intrea”, in questo caso, assume rilievo perché costituisce, forse, l’unico o estremamente raro esempio documentato dell’uso di questo vocabolo.

Contesto

Nel Canto XIII del Paradiso, “Intrearsi” si riferisce allo Spirito Santo, ai vv. 52-60, dove l’anima di San Tommaso tenta di spiegare al poeta che tutte le cose corruttibili e incorruttibili sono generate da Dio, uno e trino, unico in tre modi differenti:

perché il Figlio di Dio (Gesù, il Verbo) “[...] ché quella viva luce

che ha origine dal Padre, che sì mea dal suo lucente,

senza dividersi da lui che non si disuna da lui

né dallo Spirito Santo né da l'amor

che si unisce a loro come terzo ch'a lor s'intrea [...]”

per la formazione del mistero teologico della Trinità cristiana, Padre, Figlio, e Spirito Santo.

Simbologia numerica

Il tre, genesi di questo verbo, è per Dante un numero dal valore sacrale, simbolo della trinità, indice di perfezione e conoscenza ed è proprio a partire dal 3, dai suoi multipli e da altri come 1 (Dio Creatore), 7 (Perfezione umana) e 10 (Simbolo della totalità), che Dante costruisce la Divina Commedia. Numeri non casuali che rispondono a una trama simbolica visibile al lettore medievale.

Strutturalmente l’opera è divisa in 3 cantiche ciascuna dedicata ai 3 Regni dell’aldilà visitati dal poeta (Inferno, Purgatorio e Paradiso) e ognuna composta da 33 canti (oltre al primo, proemiale dell’Inferno). Il numero tre è anche nella metrica utilizzata da Dante che dispone in terzine di verbi endecasillabi a rima incatenata i suoi versi.

Nello sviluppo del racconto 3 sono le guide che lo accompagneranno nel viaggio attraverso i regni:

  • Virgilio, il poeta dell’Eneide e simbolo della ragione, guida Dante nella discesa all’Inferno e nella salita del monte del Purgatorio fino all’ingresso dell’Eden e qui, dopo l’apparizione di Beatrice, all’improvviso sparisce lasciandolo nello sconforto e nel pianto:

Virgilio n’avea lasciati scemi

di sé, Virgilio dolcissimo patre,

Virgilio a cui per mia salute die’mi”

Anche in questa terzina il nome di Virgilio appare 3 volte, una per ogni verso.

  • Beatrice, simbolo della teologia e donna angelo il cui amore induce al bene e alla salvezza che gli mostrerà la strada verso Dio fino all’ingresso del decimo cielo, l’Empireo, si identifica come simbolo divino nel numero 9 (3 al quadrato) anticipato già nella “Vita Nova” dove l’amata gli appare per la prima volta all'età di 9 anni, la seconda 9 anni dopo quando nell'ora nona del giorno gli rivolgerà il suo primo saluto. Il numero 9 esprime, per Dante, la più grande manifestazione dell’amore divino.

  • San Bernardo, simbolo dell’ardore mistico e del fulgore divino, che lo condurrà nell’ultimo tratto del suo viaggio ultraterreno e che invoca l'intervento della Vergine Maria affinché “il sommo piacer della visione divina si dispieghi per Dante”.

La durata del viaggio è di 7 giorni si può dividere ulteriormente in 3 parti e il poeta vuole che allo stesso, esperienza reale e concreta, si attribuisca anche un significato ulteriore: il viaggio è anche un cammino di passione (venerdì), redenzione (sabato/Pasqua) e rinascita (7 giorni della creazione) dell’uomo Dante uomo e dell’umanità intera.

Nell’Inferno riscontriamo numerose volte la presenza del 3, ad esempio:

  • nei 9 Cerchi del Regno (il 9 è anche indice di cambiamento e rinascita);

  • nelle 3 bestie che, nel Canto I, gli impediscono di raggiungere il colle, immagine di Dio: la lonza, il leone e la lupa, allegorie rispettivamente di lussuria, superbia e cupidigia;

  • nei 3 gruppi delle anime dannate:

    • ignavi e limbicoli, tra Antinferno e Limbo

    • incontinenti (lussuriosi, golosi, avari e prodighi, iracondi e accidiosi), II÷VI cerchio

    • violenti, maliziosi e traditori, VII÷IX cerchio;

  • nei 3 fiumi infernali: l’Acheronte che separa il mondo dei vivi dagli Inferi e dove Caronte traghetta le sole anime dannate dall’Antinferno al Limbo (Canto III), lo Stige con la sua bollente palude fangosa nella quale si azzuffano iracondi e accidiosi (Canti VII, VIII e IX, V cerchio) e Flegetonte il fiume di sangue infuocato dove sono immersi i violenti contro il prossimo (Canto XII, VII Cerchio, Girone I);

  • nelle 3 gole delle 3 teste del “gran vermoCerbero, guardiano dei golosi nel terzo Cerchio (Canto IV);

  • nelle 3 Furie (le Erinni greche) dai volti insanguinati e dai capelli serpentini che terrorizzano Dante e invocano Medusa per pietrificarlo (Canto IX);

  • nelle 3 facce di Lucifero, antitesi della Trinità, dalle cui 3 coppie di occhi escono lacrime che si mescolano al sangue dei 3 sommi traditori della tradizione biblico-classica “masticati” in eterno dalle 3 bocche (Giuda al centro, Bruto e Cassio ai lati), nelle sue 3 coppie di ali che sbattendo generano i 3 venti che congelano la superficie del Cocito, il lago di ghiaccio dove Lucifero stesso è intrappolato fino al bacino insieme a tutti i traditori (Canto XXXIV).

Nel Purgatorio lo troviamo tra l’altro in riferimento:

  • alla montagna che lo rappresenta formata di 9 parti suddivise ancora in 3 zone definite: l'Antipurgatorio, il Purgatorio vero e proprio, con le 7 cornici raffiguranti i peccati capitali, il Paradiso Terrestre;

  • ai 3 gradini posti al suo ingresso che corrispondono verosimilmente ai 3 momenti del sacramento della confessione: il primo, di marmo bianco in cui Dante può specchiarsi, è la contritio cordis (la consapevolezza dei peccati). Il secondo, di pietra scura e screpolata a rappresentare lo spezzarsi della durezza dell'animo, è la confessio oris (la confessione vera e propria). Il terzo, di porfido rosso come l'ardore di carità indispensabile per rimediare ai peccati commessi, è la satisfactio operis (l’appagamento per mezzo di opere buone)

  • ai 3 sogni di Dante nel Regno, uno per ogni notte qui trascorsa cioè ogni 9 canti (secondo una simmetria simbolica), che avvengono all’aurora e collocati in 3 punti fondamentali del viaggio di purificazione: all’ingresso del Purgatorio, al mezzo della salita e prima dell’arrivo al Paradiso terrestre

  • ai 3 gruppi di anime: chi ha fatto scelte rivolte al male (superbi, invidiosi, iracondi), gli indolenti poco solleciti al bene (accidiosi) e chi ha anteposto l’amore per i beni terreni a Dio (avari e prodighi, golosi, lussuriosi);

Nel Paradiso ancora:

  • 3 sono le donne che dal cielo corrono in suo aiuto: la Vergine, Santa Lucia e Beatrice.

  • 9 sono le sfere dei cieli che anticipano l’Empireo.

  • 3 le divisioni dei beati: i tre cieli più vicini alla Terra (Luna, Mercurio e Venere) con gli spiriti dediti alla ricerca della gloria terrena; i tre cieli di Sole, Marte e Giove, dove sono gli spiriti attivi e infine gli ultimi tre, il cielo di Saturno, quello delle Stelle fisse e il Cielo Cristallino o Primo Mobile, dove risiedono gli spiriti contemplativi, trionfanti.

  • nell'Empireo, dove le gerarchie angeliche appaiono distribuite in 9 cerchi di fuoco che ruotano attorno a un punto piccolissimo ma luminosissimo: Dio.

  • Dio stesso visto da Dante come Trinità, mistero dell’incarnazione e coesistenza di natura umana e divina: 3 splendenti cerchi concentrici di 3 colori differenti (bianco, rosso e verde).

Intrearsi non è l’unico neologismo dantesco formato a partire da un numerale: lo sono anche Incinquarsi “ripetersi cinque volte”, inmillarsi “contarsi a migliaia” e adduarsi (accoppiarsi”).

La dedizione e la creatività di Dante, grazie alle quali abbiamo ereditato centinaia di nuove, talvolta inusuali, ma interessanti parole, sono fondamentali e ci mostrano come “valorizzare la lingua e la nostra cultura”. Con il suo esempio, ci trasmette il funzionamento dell’italiano, la sua ampia flessibilità e che “anche noi abbiamo il diritto di sfruttare tutte le opportunità per esprimere quello che abbiamo da dire nel modo più personale e incisivo possibile”.

ANNA MARIA REALE DE MICHELE