Quarta Liceo classico


Benedetta Barattini. Un antidoto al Male

Da sempre l’individuo avverte il fascino pericoloso del Caos accanto al bisogno dell’ordine, e questa sensazione si fa drammaticamente violenta in età adolescenziale. Tutti cerchiamo le regole delle forme entro le quali poter chiudere in modo organico e coerente l’esistenza, ma spesso la realtà parla di Caos. È allora che la nostra inclinazione all’armonia ci sorregge, ed è per questo che avvertiamo un trasporto istintivo per tutto quello che siamo soliti definire genericamente “bellezza”. È la ragione per cui amiamo l’arte e la natura, nelle quali riconosciamo qualcosa che ci rassicura, ma allo stesso tempo ci tormenta, ci turba. Di quest’ordine e di questa bellezza, però, la nostra sensibilità si nutre solo grazie ad un esercizio tenace e perseverante, una sorta di educazione dell’anima alla quale si perviene dopo aver assunto consapevolezza di noi stessi. In questo la scuola può e deve aiutarci: un dialogo con il sapere vivo e coerente con il presente, capace di fornirci gli strumenti per non cedere al disorientamento e allo sconforto. Questa è la scuola al tempo del Covid: un antidoto al Male.

 

Daria Bisio.  La quotidianità si è fermata, ma la voglia di vivere no

In questi mesi la quotidianità si è fermata, ma la voglia di vivere no. La voglia di imparare e di rimanere in contatto con le persone che in questi anni hanno partecipato a farci crescere e maturare non si è mai fermata. In questo momento di immobilità la scuola, la nostra grande risorsa alla quale dobbiamo tanto, non si è mai allontanata e ci ha aiutato ad oltrepassare i limiti delle mura di casa ed ad ambire ad orizzonti più lontani continuando a scoprire la Bellezza del conoscere e comprendere. Ritorneremo ad apprezzare ogni sguardo, ogni stretta di mano e ogni fiore con la consapevolezza di non essere stati mai lasciati soli.

 

Monica Camera. Siamo riusciti ad essere uniti seppur distanti

Grazie alla “didattica di vicinanza” siamo riusciti ad essere uniti seppur distanti; abbiamo formato una squadra compatta e forte dalle nostre case. Si possono apprendere tante nozioni attraverso uno schermo, ma anche l’affetto e le emozioni arrivano, se sinceri.Nessuno aveva mai compreso l’importanza dei contatti umani, della socialità e dei legami che si sono creati all’interno dell’ambiente scolastico finché non ci sono stati negati.

 

Arianna Ciavattone. Costretti a migliorare la capacità di lavorare in autonomia e di gestire il tempo

Il Covid-19 ha giocato un brutto scherzo di Carnevale alla scuola italiana. La realizzazione della didattica a distanza, impresa apparentemente impossibile per un’istituzione spesso definita “arretrata”, ha richiesto una capacità di adattamento alla quale il corpo docente ha saputo rispondere con un fiorire di video-lezioni, file audio, conferenze e verifiche, tutto rigorosamente digitale. Per quanto riguarda noi, studenti delle scuole superiori, questa esperienza ci ha sicuramente costretto a migliorare la nostra capacità di lavorare in autonomia e di gestire al meglio il tempo a disposizione, ma ha anche dimostrato che l’insegnamento di un professore in aula alla presenza dei propri alunni non può essere sostituito da mezzi, per quanto efficaci e necessari, che non permettono il diretto contatto fra gli individui.

 

Andrea di Giovine.  La collaborazione di una comunità

La didattica di vicinanza ha permesso a tutti noi di restare uniti, di sentirci liberi, in un momento di lontananza assoluta, di reclusione.

Quando ripenseremo a questo periodo, non vedremo il susseguirsi del nulla, ma la collaborazione di una comunità. La noia rende lunghi i giorni e brevi gli anni. La partecipazione collettiva ci ha salvato dalla noia, dal senso di inutilità di essere.

 

Simone Dozi  Dobbiamo essere forti

Il Covid-19 ci ha portato via tante cose: a qualcuno il lavoro, ad altri addirittura la vita. A noi ha strappato gli ultimi mesi di scuola. Le colazioni al mattino in corridoio, le paure alle interrogazioni e, anche, perché no, l’attesa per la fine della lezione più impegnativa della giornata.  Sempre però tutti insieme.  Ci ha lasciati soli nelle nostre case, ma con una consapevolezza: finita la pandemia saremo tutti pedine importanti nella ricostruzione. Dobbiamo essere forti e portare serenità nella tempesta.

 

Francesco Ferrando. La scuola, in questa emergenza, ha imparato e ha insegnato molto

Nella vita ogni esperienza può essere formativa, ogni difficoltà ci aiuta a crescere. Credo che ospedali e scuole, organi dello Stato, abbiano più di qualunque altra istituzione saputo reggere e risolvere le problematiche da cui sono state investite, spesso dovendosi organizzare senza aiuti. Dobbiamo pertanto ringraziare le strutture ospedaliere e il personale sanitario, ma credo che anche la scuola, in questa emergenza, abbia imparato ed abbia insegnato molto. Abbiamo ancora una volta dimostrato, attraverso le nostre capacità, quanto la nostra società sia comunque pronta ad affrontare situazioni difficili ed a uscirne sempre vincitrice.

 

Martina Firpo.  Siamo riusciti tutti a sentirci intimamente vicini

Nelle nostre case, davanti allo schermo dei nostri computer, con il morale a terra, siamo riusciti tutti a sentirci intimamente vicini perché legati dal desiderio di insegnare e di apprendere, consapevoli che nessuna restrizione può ostacolare l’amore per il sapere che ci accomuna.

 

Lorenzo  Nannini.  Ci siamo trovati a fare i conti con noi stessi

Durante questo periodo di emergenza sanitaria ci siamo trovati a fare i conti con noi stessi, forse una delle sfide più ardue da affrontare. La scuola,  grazie alla didattica di vicinanza, è riuscita a creare una "normalità" digitale che ci ha aiutati a superare al meglio le difficoltà, permettendoci di continuare a scoprire e  imparare quelle che sono le bellezze della vita.

 

Giulia Ricardi. Ho imparato una solidarietà che prima non conoscevo

Sono passati ormai tre mesi dall’ultima volta che mi sono alzata alle 7 per entrare in un’aula e sedermi insieme ai miei compagni. Tre lunghissimi mesi in cui ho smesso di condividere la paura e l’ansia prima di una verifica, in cui ho smesso di ridere con loro nei cambi d’ora e di aspettare l’ultima campanella del venerdì. In questi tre mesi ho imparato una solidarietà che prima non conoscevo, ho imparato a comunicare con loro anche da lontano, a farci coraggio dietro ad uno schermo. Ma la cosa più importante è che ho imparato che la scuola, se affrontata comunque tutti insieme, a volte è bella anche da lontano.

 

Gaia Semino. La scuola a distanza non può sostituirsi a una relazione in aula

La scuola a distanza non può sostituirsi a una relazione in aula, in cui studenti e docenti comunicano realmente. Sarebbe perciò utile confrontarsi sui punti di forza e di debolezza di questa modalità, sulle eccellenze e criticità di questo tipo di didattica, sugli eventuali problemi di disorientamento per gli studenti, sul fatto se abbia senso pensare di avvalersi delle competenze acquisite in questo periodo per utilizzarle quando tutto rientrerà nella normalità. Se mai di “normalità” potremo tornare a parlare.

 

Umberto Simonassi.  Ho imparato cosa voglio

Credo che una delle nostre certezze sia che il bene e il male sono relativi. Il COVID -19 ha causato mali enormi, ma io da questa esperienza ho anche tratto un guadagno: la consapevolezza. Sono diventato consapevole della mia natura particolare e di cosa voglio, e ho imparato a comportarmi di conseguenza.