S. Natale 2020

Qui, all'Amaldi, quest'anno, non abbiamo mai smesso di fare scuola, non abbiamo perso tempo, non ne abbiamo sprecato. Noi, quelli che stanno nelle aule, negli uffici, nelle case. Noi studenti e noi docenti, noi genitori, noi che scriviamo circolari o puliamo i corridoi. Non abbiamo mai smesso di lavorare, non abbiamo sprecato tempo, non ne abbiamo perso. Ci siamo impegnati per mantenere la salute, la sicurezza, la cultura, le relazioni, l'ascolto. Per progettare il futuro, per stare insieme con ogni mezzo possibile. Abbiamo continuato a tessere e ritessere una tela che viene continuamente disfatta, a spingere un masso su per una china da cui ridiscende, implacabile, ogni volta. E siamo qui, ora, alla fine di un anno solare che di solare ha avuto poco, all'inizio di un altro anno che si preannuncia indecifrabile. Siamo qui a progettare un futuro incerto ma che realizzeremo con tutte le nostre forze, perché nella scuola, nella nostra scuola, crediamo. Ognuno di voi è stato al suo posto di combattimento, anche se questa non è una guerra. E io che ho un posto di osservazione privilegiato ho osservato in questo lunghissimo anno lo scorrere e l'incrociarsi delle storie di molti di voi, in qualunque punto della scuola vi trovaste: ho visto la vostra fatica, la vostra resistenza, il vostro senso del dovere, la vostra sofferenza. Vorrei dedicare a quelli che fra voi che hanno sofferto di più, o che in questo momento stanno soffrendo, queste parole tratte da una storia sulla nascita di Gesù, scritta come rappresentazione teatrale per il Natale di ottant'anni fa in un campo militare di prigionia dal filosofo ateo Jean-Paul Sartre.

“È una cosa del tutto naturale e del tutto ordinaria la sofferenza e conviene accettarla come se vi fosse dovuta ed è sconveniente parlarne troppo, foss'anche con se stessi. Mettiti in regola con lei al più presto; riponila ben al caldo, nel profondo del tuo cuore, come un cane coricato vicino al focolare. Non pensare nulla su di lei, se non che è qui, come questa pietra è qui sulla strada, come la notte è qui, attorno a noi. Allora scoprirai questa verità che il Cristo è venuto ad insegnarti e che tu sapevi già, che tu non sei la tua sofferenza. Qualunque cosa tu faccia e in qualunque modo tu la prenda in considerazione, la superi infinitamente, poiché è proprio ciò che tu vuoi che essa sia. [...] Poiché in sé, non è altro che materia umana, e il Cristo è venuto ad insegnarti che sei responsabile verso te stesso della tua sofferenza. [...]. E se tu accetti la tua parte di dolore come il tuo pane quotidiano, allora sei al di là. E tutto ciò che è al di là della tua parte di sofferenza e al di là delle tue preoccupazioni, tutto ciò ti appartiene, tutto, tutto quello che è leggero, cioè il mondo. Il mondo e te stesso [...], poiché sei a te stesso un dono perpetuamente gratuito.” (Bariona o il figlio del tuono. Racconto di Natale, Christian Mariotti editore, 2003)

Se potessi, in questo tempo di conclusione e attesa, vorrei solo abbracciarvi tutti, nessuno escluso, anche quelli che non ho mai incontrato in questa casa assai grande in cui abbiamo trascorso e trascorreremo ancora molte ore insieme. Per augurarvi, con tutto il cuore, semplicemente il dono della speranza.

Con affetto e stima

Il Dirigente