Come eri vestita?
«Come eri vestita?» è la domanda ricorrente posta alle vittime di stupro in ogni contesto: dalle caserme alle aule di giustizia ai media riecheggia l’allusione a un presunto nesso tra la violenza agita e gli abiti indossati da chi l’ha subìta. Riversando sulle donne violentate una qualche responsabilità, o persino una colpa.
È la cosiddetta vittimizzazione secondaria.
La mostra si propone di smantellare questo pregiudizio e sensibilizzare lo sguardo pubblico.
Com’eri vestita? prende avvio da un progetto – What were you wearing? – di Jen Brockman, direttrice del Centro per la prevenzione degli abusi sessuali e per la formazione alla University of Kansas, e da Mary A. Wyandt-Hiebert, responsabile delle iniziative di programmazione presso il Centro di educazione contro gli stupri della University of Arkansas.
La mostra ha debuttato alla University of Arkansas il 31 marzo 2014.
«Non è l’abito che si ha indosso che provoca una violenza sessuale ma è una persona a causare il danno» ha detto Brockman. «Essere in grado di mostrare premura alle vittime e suscitare maggiore consapevolezza nel pubblico e nella comunità è la vera motivazione del progetto».
La mostra che verrà inaugurata oggi al Liceo Amaldi propone un adattamento italiano che ha iniziato l’8 marzo 2018 un lungo viaggio in tante città e tanti luoghi.
Ultima revisione il 07-02-2025