Sentire e sognare il futuro

Cari Studenti, cari Genitori, cari Professori, cari Assistenti e Collaboratori, Lunedì 12 si torna tutti insieme all'Amaldi, si comincia o ricomincia a frequentarlo. Permetteteci di darvi il benvenuto con una storia e tre riflessioni sui nostri propositi.

In un’esperienza di lavoro di gruppo di Danilo Dolci con i ragazzi del centro educativo di Mirto, si scelse di «esaminare quali tipi di silenzio possono esistere» andando tutti assieme a prendere appunti in campagna per un tempo stabilito per poi ritrovarsi a raccontare quanto appreso. Al termine, dopo l'esposizione di molte e diverse osservazioni, un ragazzino disse che tutti si sbagliavano: il silenzio non esiste, perchè «Quando noi siamo in campagna di notte e diciamo che c’è silenzio non è vero, perché sentiamo il vento che passa tra le foglie e ha un suono diverso a seconda delle foglie, così ogni pianta ha una voce diversa, ogni singola pianta, anche l’erba di cui ci pare non sentire nulla…». Decisero allora che la conclusione fosse questa: in realtà il silenzio non esiste, esiste o meno la capacità di sentire.

In omaggio a questo pensiero straordinario, per il nuovo anno scolastico all'Amaldi ci proponiamo di rammentare insieme la nostra capacità di sentire, di costruirla o ricostruirla: forse solo di ascoltarla nuovamente, in tutte le sue possibili declinazioni. Sentire, certo, è sempre ascoltare: ascoltare anzitutto le ragioni e le emozioni che sorgono in noi, volenti o nolenti, buone o cattive. Quindi ascoltare gli altri, ma ascoltarli veramente, con la consapevolezza dei nostri pregiudizi e la comprensione che, spesso, il miglior modo di capire, far cambiare e cambiare consiste in una ricerca e in una conclusione conquistate assieme, passo passo. Ci proponiamo la capacità di sentire come capacità di istituire nell'ascolto una relazione costruttiva anzitutto con noi stessi, con la nostra forza e le nostre fragilità. Poi con gli altri, con la loro forza e le loro fragilità. Stare bene assieme.

Ascoltiamo, tuttavia, anche quando ci rendiamo disponibili a sentire i segnali che ci provengono dal nostro vivere quotidiano nella scuola, un luogo organizzato e molteplice pieno di risonanze come la campagna di notte. Dopo quasi tre anni di pandemia, ci proponiamo allora di ascoltare l'energia, la voglia di ripartire, ma anche lo scricchiolio di molte di attività e iniziative che sono rimaste in una condizione di disagio o di disordine. Di cogliere e accettare questi segnali, per poi impegnarci, nella relazione costruttiva con gli altri, a porre rimedio, a rendere la crisi una opportunità trasformativa in tutte le direzioni: della didattica, dell'organizzazione, dell'amministrazione. Lavorare bene assieme.

Non è tuttavia la nostra Scuola, il progetto: il progetto è il futuro dei giovani che ora abitano l'Amaldi e che abiteranno un tempo di là da venire. Scoccati come frecce da un arco verso un orizzonte invisibile ma concreto. Proprio per questo la scuola non può essere una semplice catena di “oggi” buoni o perfetti. Piuttosto deve agire come macchina del tempo che conduce indietro, verso la cultura come passato, per proiettare in avanti, con tutte le sue forze, verso il futuro. La scuola è una macchina per generare futuro. Se siamo capaci di ascoltare, sentiamo la nostra responsabilità su questo futuro. Sentiamo che l'Amaldi deve fare ben salde quelle frecce, capaci di rettamente andare verso una direzione, un senso per trovare il proprio posto nel mondo. Per questo ci proponiamo di offrire una solida cultura e i valori per rendere la vita degna: il pane e le rose. Ci proponiamo di sognare il futuro per rendere ciascuno capace di cercare, trovare e conquistare, a partire dai propri bisogni e con le proprie capacità, con competenza e autonomamente, la propria collocazione nel tempo che viene. “Ciascuno cresce solo se sognato”.

Faremo molte cose insieme, quest'anno. Le chiameremo “Futura”. Buon anno scolastico, a Tutte e Tutti.