Lezioni recitate

Lezione recitata di Marco Gobetti

Giovedì 24 marzo 2022, presso il museo dei “Campionissimi”, si è tenuta una lezione recitata dal bravissimo attore Marco Gobetti. Il tema era “G8, Genova 2001”. La lezione è stata scritta da uno storico italiano, Leonardo Casalino, che insegna in una Università francese, e analizza nei minimi dettagli ciò che accadde nel luglio del 2001. La città di Genova era stata “addobbata a festa” per il grande evento e decine di tonnellate di cemento erano state posizionate in tutte le vie del centro per limitare gli spostamenti e bloccare l’accesso alla zona rossa. Il movimento No Global, che cerca e lotta per una più equa e giusta ridistribuzione delle ricchezza, aveva organizzato una manifestazione pacifica per protestare contro i potenti dei diversi Stati. La manifestazione era stata approvata dal Comune, ma a Genova, nonostante questo, per evitare scontri violenti, erano presenti circa 15.000 uomini delle Forze dell’ordine. Tutti si aspettavano degli scontri duri, come era accaduto pochi mesi prima a Napoli, e per questo gli ospedali erano stati “sgomberati” e i cittadini della zona rossa invitati a spostarsi dalla città. Tutte queste misure sottolineano ancora di più la grande distanza tra i politici e i comuni cittadini. Il primo giorno, 19 luglio 2001, tutto procedette per il meglio, ma quello successivo entrarono in città i Black Block, un gruppo presente con l’unico obiettivo di distruggere e incendiare. Quello stesso giorno era in atto anche la manifestazione delle tute bianche, i No Global.

Nel primo pomeriggio iniziò una dura guerriglia urbana tra le forze di polizia e le tute bianche, attaccate per errore in via Tolemaide, e, intorno alle 17.30, Carlo Giuliani, un manifestante, venne ucciso da un colpo di pistola esploso da un carabiniere, Mario Placanica. Anche il giorno seguente, 21 luglio, vi furono numerosi disordini e le Forze dell’ordine attaccarono un gruppo di manifestanti pacifici, che vennero brutalmente picchiati. Il Signor Gobetti ha ancora parlato di alcuni terribili maltrattamenti avvenuti nella caserma di Bolzaneto. Il nostro attore ha realizzato una lezione molto coinvolgente anche per chi, come i ragazzi del Liceo, non ha vissuto in prima persona questi eventi relativamente recenti. L’opportunità, che ci è stata offerta, di conoscere la storia, è sicuramente più importante dell’orientamento politico con il quale è stata raccontata, in quanto il teatro, declinato anche in lezione recitata, porta con sé il concetto di empatia, cioè stimola delle riflessioni e provoca sentimenti nei cuori degli ascoltatori.

Valentino Bottiero

Gian Renzo Morteo: “Fare a pezzi il teatro”

Nell’aprile del 2018 ha luogo un incontro destinato ad essere incredibilmente fertile: quello tra Marco Gobetti e Giovanni Moretti, allievo e grande studioso di Gian Renzo Morteo. Il ricordo vivido e al contempo essenziale di quel giorno diviene una fonte da cui scaturiscono infinite sollecitazioni, che accompagnano lo spettatore alla scoperta del significato più profondo del teatro dell’assurdo di Ionesco.

La lezione recitata, creata e portata in scena da Marco Gobetti, corrisponde pienamente alla volontà di colui che intende celebrare, quella di “fare a pezzi il teatro” e di rendere il pubblico parte attiva della finzione scenica. Per questo subito si ricorda il 

prologo della tragedia “Enrico V”, in cui William Shakespeare, nel tentativo di rievocare gli avvenimenti della guerra, si domanda: “Può contenere, quest’angusta arena, / gli sconfinati campi della Francia?”. La risposta sarà certamente negativa, e proprio per questo agli spettatori di ieri e di oggi si chiede “di fare appello alle forze dell’immaginazione”. L’immaginazione è l’unico mezzo per comprendere il teatro, che, per sua stessa natura, “è un delfino sulla superficie del mare” che emerge solo parzialmente dall’acqua e si immerge nuovamente prima di essere stato visto e compreso. Quest’arte richiede uno sforzo continuo, tanto dell’attore, che rappresenta l’essenza stessa del teatro, quanto del pubblico: uno sforzo di comprensione reciproca, una vera “palestra di empatia”.

Se nell'opera “Sei personaggi in cerca di autore" Luigi Pirandello fa pronunciare a un suo personaggio “Abbiamo tutti dentro un mondo di cose: ciascuno un suo mondo di cose!... Crediamo di intenderci; non ci intendiamo mai!“, l'intento della lezione recitata di Marco Gobetti è quello di svelare la forza di condivisione del teatro: un frammento di vita di qualcuno può essere trasmesso ad altre persone, entrando a far parte della loro stessa esistenza. Nell’arco della lezione recitata, ciò è avvenuto, ad esempio, durante il “Monologo della partoriente”, in cui la protagonista parla con il figlio, che sta per nascere, e sottolinea che vivrà tutte le esperienze dolci e coinvolgenti, che lei stessa ha già sperimentato, ma lo farà in modo più intenso, ottenendo una felicità infinitamente maggiore. Questo avviene anche agli spettatori che, empaticamente, provano i sentimenti dei personaggi in scena e, grazie ad essi, varcano le soglie di mondi a loro estranei, attraverso i processi di identificazione e catarsi.

Proprio per raggiungere tale fine, l'autore compie uno sforzo creativo superiore, per rivolgersi ad ogni tipo di platea, inserita in ogni contesto sociale. Il teatro, che nasce dall'esigenza di raccontare, già dalla sua origine è pubblico, è un luogo di rappresentazione e condivisione in cui è coinvolta l'intera città, un tempo la “polis".

Attraverso un lungo percorso, gradualmente, testi apparentemente privi di senso si caricano di un numero sempre maggiore di significati, grazie alle traduzioni da Eugène Ionesco ed infine alla voce dello stesso Gian Renzo Morteo. Ogni singola parola acquista un valore più profondo, o meglio, si riconnette al suo significato originario che si era via via smarrito con l’uso quotidiano. Il teatro, infatti, sa riportare all’origine delle parole, così come alla genesi dei pensieri e delle emozioni.

Questo è stata in sostanza la lezione recitata: un viaggio che inizia con il “fare a pezzi il teatro”, in cui i singoli frammenti vengono rimescolati e riuniti, ricordandoci che l'uomo è sempre uguale a se stesso, con gli stessi sogni, le stesse paure e lo stesso bisogno di raccontare delle storie. È proprio per questo che Marco Gobetti ha scelto di porre come fondamenta di questo castello incantato una storia reale, quella di un Professore, del suo allievo e della loro necessità di esprimersi al di là dei limiti dalla vita stessa.

Tommaso Borasi

Beatrice Bottiero