LA SCUOLA, LA COSTITUZIONE E I FATTI DI FIRENZE

Cari Professori, cari Genitori, Cari Studenti,
il 24 febbraio il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in un discorso tenuto al Quirinale alla consegna degli attestati d'onore ai nuovi alfieri della Repubblica, ha detto: "Voi agite come fanno tante e tanti ragazze e ragazzi in Italia e in altri paesi, praticando solidarietà, impegno comune, facendovi carico dei problemi generali, capendo che non si vive da soli ma si vive insieme agli altri e ci si realizza insieme agli altri. Tutto questo è un antidoto, una diga, anche contro la violenza e per questo vi ringrazio, perché indica un modello di vita che si contrappone a quello di prepotenza, sopraffazione, violenza. La vediamo purtroppo sovente: violenza nelle famiglie, violenza nelle abitazioni, violenza contro le donne, violenza in tante circostanze per strada, addirittura nei giorni scorsi davanti a una scuola contro ragazzi".
Per chi non sapesse, il riferimento nel discorso del Presidente è al pestaggio di due studenti avvenuto il 18 febbraio davanti al liceo Michelangiolo di Firenze da parte di un gruppo di altri giovani, militanti di una formazione politica giovanile di destra e attualmente indagati per violenza privata.
Trovo nelle parole del Presidente il conforto necessario per richiamare questa Comunità scolastica ad alcuni valori civili. Lo faccio perchè ciascuna scuola nel nostro Paese ha senza dubbio alcuno dei valori fondativi comuni indiscutibili: sono quelli della Costituzione, l'atto istitutivo della Repubblica di cui siamo cittadini o nel cui territorio viviamo. La Costituzione, che all’articolo 1 ripudia il totalitarismo fascista caduto alla fine della seconda guerra mondiale affermando che: “l’Italia é una Repubblica democratica” in cui “la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”,  contiene il patrimonio dei nostri valori fondamentali.
Come ha osservato lo storico Mirco Dondi, “Nonostante la sconfitta bellica, la Costituzione italiana non è stata importata dai vincitori stranieri, come per il Giappone e la Germania ovest. Grazie al contributo offerto nella lotta contro il nazifascismo, l’Italia è lasciata libera di determinare la propria carta fondamentale.” Esuli, condannati al carcere o al confino, deportati, resistenti sono ampiamente presenti fra i membri dell'Assemblea costituente, e le esperienze di uomini e donne colpiti dal fascismo e dalla guerra emergono in varie maniere nello spirito della Costituzione. Come ricordava un Presidente della Repubblica,  Oscar Luigi Scalfaro, “Gli uomini più eminenti di quella assemblea, soprattutto quelli più anziani, erano uomini che avevano duramente pagato e la sofferenza è un denominatore comune formidabile, insostituibile”. Un cosciente antifascismo è ciò ha permesso il compromesso fra le diverse matrici ideologiche (social-comunista, laica centrista, cattolica, liberale) da cui scaturisce la forma finale del trattato costituzionale.  Coerentemente con questo spirito, la Costituzione in alcuni suoi articoli rigetta ciò che il fascismo aveva stabilito. L’articolo 2  sancisce il riconoscimento dei “diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità”.  L'articolo 3 stabilisce che “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge”, “senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. L’articolo 6 dichiara “La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche”. L’articolo 8 afferma il diritto delle confessioni religiose, diverse dalla cattolica, ad “organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano”.  L’articolo 10 riconosce che “lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo”. L’articolo 11 ripudia la guerra “come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.
Politicamente, dunque, la nostra Scuola discende da questi valori, ed è tenuta ad affermarli e difenderli in primo luogo nelle proprie attività di Educazione civica, dentro e fuori dalle aule. E' in tale prospettiva che condivido dunque con voi alcune riflessioni, espresse dalla Dirigente del Liceo scientifico Leonardo da Vinci di Firenze in relazione ai fatti avvenuti nella sua città. "Il fascismo in Italia non è nato con le grandi adunate da migliaia di persone. E' nato ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a se stessa da passanti indifferenti. 'Odio gli indifferenti' diceva un grande italiano, Antonio Gramsci, che i fascisti chiusero in carcere fino alla morte […].Siate consapevoli che è in momenti come questi che, nella storia, i totalitarismi hanno preso piede e fondato le loro fortune, rovinando quelle di intere generazioni. Nei periodi di incertezza, di sfiducia collettiva nelle istituzioni, di sguardo ripiegato dentro al proprio recinto, abbiamo tutti bisogno di avere fiducia nel futuro e di aprirci al mondo, condannando sempre la violenza e la prepotenza […] senza illudersi che questo disgustoso rigurgito passi da sé. Lo pensavano anche tanti italiani per bene cento anni fa ma non è andata così".

Un cordiale saluto
Il Dirigente