Il Dono opportuno

 Quando in forma di uovo

da una cellula a molte

da quella navicella galleggiante

nel cosmico spazio uterino

da quell’essere unicellulare viaggiante

fino al palpito d’una cellula nuova

che prende forma di cuore.

Da quell’uno fino alle parole

per dirlo ora.

Lo ha scritto Mariangela Gualtieri ne Le giovani parole. Bello e importante, in questo Natale di guerra, ricordare il miracolo della nascita e della parola che ci fa umani. Ricordare che ognuno di noi è frutto di un miracolo che lo ha reso all'esistenza, ancor prima di dire che lo ha reso  quello che è. Ricordare le infinite generazioni e sopravvivenze e lotte di cui siamo frutto. Credenti o atei dovremmo forse costantemente rendere grazie per quanto abbiamo avuto in dono, inchinarci al miracolo che il volto e le parole degli altri incessantemente manifestano, le epifanie quotidiane piccole e grandi del mondo a noi dato. Ricordare che nulla è scontato, mai. Che tutto è frutto di un equilibrio incredibile e fragile. Portare rispetto. «Guerra è sempre», dice Mordo Nahum nella Tregua  di Primo Levi. Se non vi può essere Pace, allora, vi sia almeno tregua al dolore e alla rabbia. La nostra tregua di Natale.

Il mio augurio per voi sia in queste parole, scritte in Bariona,  "favola di Natale per credenti e non credenti" dal prigioniero di guerra Jean Paul Sartre nel campo di concentramento di Treviri nel 1941 :  “Tu soffri e pertanto il tuo dovere è di sperare (…) l’uomo è sempre molto di più di quello che è. Vedi questo uomo, tutto appesantito dalla sua carne, radicato sul luogo dai suoi due grandi piedi e tu dici, stendendo la mano per toccarlo: è là. E ciò non è vero: ovunque sia, un uomo, Bariona, è sempre altrove”.

Forse mi ripeto, ma forse non è importante. Buon Natale, per quello che è veramente per voi, a tutti voi.