Festival del classico


Dal 18 al 21 Ottobre, a Torino, il “Festival del Classico” ha riacceso le "Luci a San Siro", coinvolgendo anche alcuni studenti del Liceo Classico " Amaldi - Doria” di Novi Ligure.

L'evento ha permesso a tutti di fermarsi e sospirare, cedendo al ritmo del racconto e "chiedendo alla luna cosa faccia in cielo", o semplicemente di ascoltare il sottofondo del mondo, quel mito antico che ancora vive e respira tra di noi, di soddisfare il bisogno ontologico di emozioni in una società presidiata dalla rapidità e dalla tecnologia, riscoprendo l'antico amore e la sublime passione del Classico.

Ma che cos'è, davvero, il Classico? 

La rinomata autrice Andrea Marcolongo, nella “Sala dei Mappamondi dell’Accademia delle Scienze”, ha voluto rinnegare la definizione del dizionario, che lo vede solo come "modello", affidandosi piuttosto alle sapienti parole di Calvino, definendolo "Ciò che ha sempre qualcosa da insegnare" oppure come "Ciò che pone domande e fornisce poche risposte". La realtà è che è impossibile definirlo, dal momento che c'è, ma non esiste, poiché scritto in un tempo-non tempo. Ci ha sempre affiancato, trasportandoci in mondi alti e altri, e mai ci abbandonerà: così come il mito. 

La nostra vita, come ha affermato Roberto Vecchioni nell’aula Magna della Cavallerizza Reale, durante la propria conferenza "Sulle spalle dei Giganti. Quando i Classici insegnano a vivere", infatti altro non è che la riscrittura dei miti, dei riti. Abbiamo scelto di vivere un universo che ci permette di essere vivi, liberi, uomini, sottoposti tuttavia al “vacuo terrore dell'eterno”, poiché l'errore e il male ci aspettano sempre, come un vulcano quiescente, pronto a eruttare. Il tempo che ci è concesso, non deve essere quindi sprecato, ma intensificato, nell' "utilità dell'istante", prestando particolare attenzione al pensiero e al nostro spirito, base di noi stessi. Un mondo senza anima e cultura - e senza il Classico - perderebbe significato, poiché l'uomo - illuminato dalla luce e dal suono luminoso della parola - è nato per essere e non semplicemente per esistere in quanto la sua indole è "indomabile e imprevedibile come il mare".

Eva Cantarella ha poi sostenuto che anche l'amore può essere una salvezza, se affrontato nel modo corretto: ne esistono vari tipi, primi tra tutti l'έρος, quello passionale e travolgente, la φιλία, più nobile e duratura e i rapporti omosessuali e pederastici. Tutti sentimenti nobili, in grado di elevare quasi a divino l'animo umano, provati però dagli "altri", tutti coloro che sono diversi da noi, in luoghi e soprattutto tempi, ovvero gli antichi greci e latini. 

Non è mancato uno spazio dedicato ai più giovani, che ha visto nella già citata “Sala dei Mappamondi”,  disputarsi il dibattito tra due Licei Classici - Cavour e D'Azeglio - sulla correttezza della sepoltura di Polinice. A prevalere sono state le ragioni, a favore, morali ed etiche, più tendenti al divino, che, come dimostrato, possono talvolta superare per importanza quelle scritte e il potere terreno degli uomini. 

Tuttavia le emozioni sono andate anche oltre l’ ambito circoscritto di lezioni e conferenze, ottenendo come risultato una miriade di discorsi intrecciatisi nell'aria torinese, che inducono a sperare in un futuro migliore, in cui il Classico possa risplendere illuminato dalle "Luci a San Siro" che hanno trovato un motivo per riaccendersi: l'antica e sublime passione, capace di concentrare anche in una singola statua la bellezza di intere epoche, nostro nobile passato. 

Clarissa Cascardo

Festival classico 18