IL 25 APRILE COME RADICE DEL FUTURO
Lo sapete? Le nuove Indicazioni nazionali per la nostra scuola si chiameranno Le radici del futuro. Parlando di queste radici, il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha dichiarato: “L’identità è un valore e, in una società sempre più aperta e caratterizzata dall’incontro con altri popoli, è fondamentale sapere chi siamo e da dove veniamo.” Le radici, dunque, sono ciò che ci permette di comprendere da dove veniamo e, quindi, chi siamo. Per sapere chi si è – questa è la lezione – occorre fare memoria, e le scuole hanno il compito di dotare il futuro di radici.
Fare memoria è educazione civica. L’educazione civica è radicamento delle norme e dei valori che ci rendono cittadini in una società ispirata alla democrazia liberale: sempre con le parole del Ministro, membri dell’Occidente inteso come “sistema di valori fondati sull’idea di democrazia, sulle libertà individuali, sullo stato di diritto, sulla laicità dello Stato”.
Oggi, però, sappiamo che questo sistema di valori non è più garantito: è sotto attacco, dall’esterno ma soprattutto dall’interno – una realtà che, fino a poco tempo fa, avremmo faticato a credere possibile. L'Occidente si è frantumato e ha messo i discussione i suoi stessi valori fondativi. Non è la prima volta, ma non credevamo che potesse ancora accadere. Nel 1992, il politologo statunitense Francis Fukuyama profetizzava la “fine della storia”, immaginando l’avvento della democrazia liberale occidentale come forma definitiva di governo per l’umanità intera. Il mondo sembrava avviato al trionfo di quei valori che riconosciamo come “nostri”. Oggi quella tesi è ormai un sogno sbiadito. La storia, a partire dall’11 settembre 2001, ha ripreso un cammino drammatico, e ora, a un quarto di secolo di distanza, viviamo piuttosto la sensazione di un rapido crollo delle certezze che pensavamo acquisite per sempre.
Mai come ora, dunque, è necessario difendere i valori in cui crediamo, farne memoria e radice.
Questo significa, in primo luogo – dato che l’attacco proviene anche dall’interno della società occidentale – definirli con chiarezza; poi, individuare i modi migliori per andare oltre una semplice elencazione e imprimere questi valori nella mente e nel cuore; infine, incoraggiare tutti a farne pratica viva. Questa è la missione dell’educazione civica oggi, nel tempo e nel luogo in cui ci troviamo: il compito che la comunità politica di cui siamo membri ci affida per radicare il futuro e definire la nostra identità.
Di fronte a un compito così vasto e profondo, però, non siamo lasciati soli. Pur nella varietà di opinioni che uno Stato laico e democratico ammette e favorisce, esiste un documento fondativo che traccia i confini valoriali della nostra appartenenza alla comunità politica, e dunque della nostra identità di cittadini: questo documento è la Costituzione. Accanto ad essa, la nostra storia nazionale ci offre anche un calendario civile, fatto di date, luoghi e storie che ci aiutano a fare memoria in modo solenne e condiviso: mappe per ricordare insieme, uscendo dalle aule ed entrando nel mondo, illuminati dalla luce della Costituzione.
In quest’anno scolastico, per realizzare la nostra missione, abbiamo seguito le tracce di questo calendario civile, portando la nostra presenza e le nostre parole. Il 4 novembre, il 27 gennaio, il 10 febbraio: abbiamo commemorato, assieme all’Unità nazionale e alle Forze Armate, i caduti di tutte le guerre; abbiamo ricordato la Memoria della Shoah; e abbiamo celebrato il Giorno del Ricordo per le vittime delle foibe e dell’esodo istriano, fiumano e dalmata.
In tutte queste occasioni abbiamo guardato al passato, cercando le radici dei valori dell’Occidente nelle storie narrate, e abbiamo osservato il presente, per trarne monito e impegno, alla luce della Costituzione e dei valori democratici. Perché non basta commemorare: come cittadini attivi di una società democratica, dobbiamo interrogarci su chi siamo, su cosa dobbiamo volere e su cosa dobbiamo denunciare qui e ora, di fronte alla crisi profonda dei nostri valori.
Per questo oggi, con l’articolo 11 della Costituzione nella mente e nel cuore – “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” – inauguriamo a scuola una mostra dal titolo “Non uccidere”, in cui l’artista Alberto Helios Gagliardo, incidendo tavole di dolore tra la Prima e la Seconda guerra mondiale, lanciava un grido contro la devastazione dei conflitti sui combattenti e sulle loro famiglie.
Per questo domani, 25 aprile, parleremo della guerra di Liberazione attraverso le voci delle Troiane di Euripide, che descrivono la disperazione delle vittime non combattenti: donne, bambini, civili travolti dal massacro, dalla deportazione e dalla distruzione delle loro dimore. Lo faremo pensando all’ultimo secolo di guerre, in cui la popolazione civile è diventata a tutti gli effetti un bersaglio colpito due volte: prima con l’uccisione diretta, poi con la distruzione delle infrastrutture vitali – case, strade, fabbriche, centrali energetiche, luoghi dove trovare cibo, ospedali.
E penseremo al piccolo Astianatte, scagliato dalle mura di Troia, e ai bambini di Gaza, tenendo negli occhi e nel cuore l’articolo 2 della Costituzione, che recita: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo”. Penseremo che questi valori – che dicono chi siamo e che cosa è inaccettabile – devono essere difesi e riaffermati. Valori che vengono da una Costituzione nata dalla Resistenza, al termine di una guerra di liberazione conclusasi appena ottant’anni fa. Una guerra in cui sono morti anche molti bambini: come i duecentosedici di Marzabotto, Anna Pardini, nata da venti giorni, con tutti gli altri piccoli di Sant’Anna di Stazzema. E tanti altri ancora.
E ricorderemo anche quelli che, poco più che bambini, scelsero di combattere: Roberto Di Ferro, di Malvicino, fucilato dai nazifascisti a meno di quindici anni a Pieve di Teco dopo torture atroci; Franco Cesana, ucciso a dodici anni durante un’azione di guerra nel modenese. Oggi avrebbero poco più di novant’anni, e potrebbero essere ancora in mezzo noi. Il loro sacrificio ci ha donato una Costituzione che contiene in sé l’antifascismo, la democrazia, la libertà e il rifiuto della guerra e delle stragi di civili inermi.
E, infine, penseremo alla scomparsa di un grande Testimone di pace, che ha levato la sua voce chiara e forte per denunciare la guerra, le stragi e i crimini di guerra. Seguendo la Costituzione e il suo esempio, ricorderemo chi siamo, da dove veniamo e cosa dobbiamo fare del nostro futuro. Questa è la memoria che costituisce il nostro faro nella notte, la radice che ci nutre.
Ultima revisione il 24-04-2025