Dantedì


Oggi, 25 marzo 2020, è la prima giornata dedicata a Dante Alighieri. Il contributo della prof.ssa Fava, docente di lettere, ci accompagna nella sicura speranza di poter celebrare il sommo poeta in un mondo rinnovato, anche nel suo amore per le diverse forme della Bellezza.

 

Nel celebrare il Dantedì siamo noi ad attingere a lui, il Sommo Poeta, in nome di quell’egoismo che connota l’umanità ma che trova oggi una qualche giustificazione nella contingenza. Del resto, Dante sarebbe fiero di far sentire alto il suo “grido” a tutti coloro che “naturalmente desiderano di sapere” e ai quali l’intellettuale ha l’obbligo di donarsi.

Nel buio della ragione, ci appelliamo alle sue parole, in attesa anche noi del nostro duca, che ci esorti a procedere quanto temiamo di non aver ali al folle volo, bisognosi della dolcezza delle sorrise parolette di una nostra Beatrice o della luminosità di quello stesso sguardo che ha elevato il poeta di cielo in cielo: là però egli è giunto dopo una discesa nel buio degli errori, altrui e propri, per ascendere di dubbio in dubbio, poiché il suo Dio è luce di conoscenza, è Kosmos, come risposta al Kaos che pervade l’universo. Il desiderio di noi tutti, oggi, a qualunque fede, devozionale o laica, riteniamo di poterci appellare.

Nel suo profondo vidi che s'interna,

legato con amore in un volume,

ciò che per l'universo si squaderna:

sustanze e accidenti e lor costume

quasi conflati insieme, […]

 

La risposta a tutte le domande, la ricomposizione di tutte le fratture, l’unità del Kosmos, è l’approdo cui Dante giunge, padrone della propria razionalità poiché egli ha fede, prima ancora che nell’amore di Dio, nella sua potenza ordinatrice. Creato a Sua immagine, l’essere umano non può che ricercare quello stesso ordine, amando il Kosmos e arginando il Kaos, con le armi di cui dispone, che sono le stesse del Dio dantesco: intelletto e amore.  

Il nostro mondo ci appare oggi assolutamente squadernato, dissipato: solo ritrovando un’unità, ricomponendo le tessere di questo puzzle disarticolato, diventerà esplicito ciò che è implicito; occorre un atto di fede per sopravvivere: dobbiamo confidare nel fatto che vi è una risposta ai nostri interrogativi più angoscianti, vi è un modo per tenere insieme i pezzi; dobbiamo trovare le risorse nel nostro intelletto e nel nostro amore.

Ecco dunque la stringente attualità della sua preghiera, che ci sentiamo di sottoscrivere perché le riconosciamo un afflato universale, quello della religiosità laica intesa come comunanza di sentire fra esseri umani:

Vergine Madre, figlia del tuo figlio,

umile e alta più che creatura,

termine fisso d'etterno consiglio,                        

  tu se' colei che l'umana natura

nobilitasti sì, che 'l suo fattore

non disdegnò di farsi sua fattura.                         

  Nel ventre tuo si raccese l'amore,

per lo cui caldo ne l'etterna pace

così è germinato questo fiore.                             

  Qui se' a noi meridïana face

di caritate, e giuso, intra ' mortali,

se' di speranza fontana vivace.                           

  Donna, se' tanto grande e tanto vali,

che qual vuol grazia e a te non ricorre,

sua disïanza vuol volar sanz'ali.                          

  La tua benignità non pur soccorre

a chi domanda, ma molte fiate

liberamente al dimandar precorre.                          

  In te misericordia, in te pietate,

in te magnificenza, in te s'aduna

quantunque in creatura è di bontate.                       

  Or questi, che da l'infima lacuna

de l'universo infin qui ha vedute

le vite spiritali ad una ad una,                           

  supplica a te, per grazia, di virtute

tanto, che possa con li occhi levarsi

più alto verso l'ultima salute.