Buona Pasqua!


Avvicinandosi il tempo delle vacanze, in cui ci si può finalmente dedicare anche all’otium, ci piace condividere con voi tutti un piccolo spazio di riflessione sul tema delle tentazioni, in particolare la TENTAZIONE DI MANCARSI.

Anche una prospettiva laica, o piuttosto umana, ha un suo “vangelo” di riferimento e un suo “maestro”. In questo caso si tratta dell’Odissea e di Omero. Come ha detto bene qualcuno, leggere i poemi omerici è come chinarsi là dove tutto ha avuto inizio, dove il nostro mondo è nella sua forma aurorale e perciò più chiara e leggibile.

Omero parla spesso di tentazioni, ma, in particolare, nell’Odissea.

Si tratta, come noto a tutti, del poema del viaggio, inteso naturalmente come metafora della vita. Quello di Ulisse è un viaggio di ritorno, a casa, a se stesso, al proprio luogo e ruolo nel mondo. L’eroe, anzi, “l’uomo”, stando alla definizione di Omero, deve ritrovare la sua isola, riconquistare il suo posto di re, di marito e padre. Ma le tentazioni che Ulisse incontra nel suo cammino sono tante, e tutte accomunate da un’unica, irresistibile tentazione di fondo: rimanere in un altro luogo e rivestire un altro ruolo, dimenticandosi di se stesso, delle proprie radici e responsabilità. Come dice bene Citati in un suo saggio, “il veleno dell’oblio” attraversa tutta l’Odissea: non a caso già all’inizio del suo viaggio Ulisse incontra i Lotofagi, i mangiatori del loto che toglie la memoria e i desideri. Eppure Ulisse resiste, e quanto questo sia difficile lo dimostra il fatto che solo lui ritorna, prima di tutto alla propria identità, dopo essere stato a lungo Nessuno; e da quel momento abiterà, come dice bene Magris, più autenticamente e poeticamente la sua isola.

Il monito di Omero è dunque quello di fare della propria vita un viaggio, di accogliere, come bottiglia aperta in fondo al mare, le meravigliose ma anche terribili avventure che la vita stessa ci offre o anche ci impone. In tutto questo l’attenzione più grande è di guardarci sempre dalla tentazione continua di dissoluzione e annientamento di noi stessi, tentazione che un viaggio senza una meta precisa, un approdo desiderato e sicuro contiene.

E’ un rischio che riguarda ognuno di noi, ma, in particolare, chi è ancora giovane, e si avvia a diventare quello che un giorno sarà e dovrà essere. La costruzione di sé passa attraverso continui smarrimenti, ma altrettante riconquiste, altrimenti si incorre nel più grande degli sprechi: mancarsi.

E chi manca a se stesso, mancherà a tutte le persone con cui entrerà in relazione, fosse anche per un solo istante.

Alla domanda “Dove siete diretti?” c’è una sola risposta possibile: “Sempre verso casa”. 

Auguri di buona Pasqua!

Il Dirigente Scolastico

Prof. Giampaolo Bovone