A scuola si studia e si impara (anche a fare politica)

A voi studenti vorrei dire: la scuola di oggi disegna, costruisce il vostro domani. Non soltanto sul terreno delle conoscenze e delle competenze, fondamentali per trovare lavoro, ma anche su quello della crescita personale, civile e democratica. Mettete a frutto questa occasione, usate al meglio il tempo che vi si offre. Siate attivi, partecipativi, propositivi. (Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla Cerimonia di inaugurazione dell’Anno Scolastico 2016-2017)

Care Studentesse e cari Studenti. Domani voterete per i vostri Rappresentanti in Consiglio di Classe, in Consiglio di Istituto e nella Consulta provinciale. Prima che lo facciate volevo dedicarvi alcune domande e un pensiero. Per cominciare, leggete questo:

“Lo studente ha diritto alla partecipazione attiva e responsabile alla vita della scuola. I dirigenti scolastici e i docenti, con le modalità previste dal regolamento di istituto, attivano con gli studenti un dialogo costruttivo sulle scelte di loro competenza in tema di programmazione e definizione degli obiettivi didattici, di organizzazione della scuola, di criteri di valutazione, di scelta dei libri e del materiale didattico. Lo studente ha inoltre diritto a una valutazione trasparente e tempestiva, volta ad attivare un processo di autovalutazione che lo conduca a individuare i propri punti di forza e di debolezza e a migliorare il proprio rendimento.”

E' tratto dallo “Statuto delle studentesse e degli studenti” (1998), che ha valore di legge (DPR 24 giugno 1998, n. 249).

Lo conoscete?

Si può scaricare facilmente dal sito del Ministero.

Cinquant’anni fa, tra il luglio 1973 e il maggio 1974 furono emanati i “decreti delegati” (in realtà una legge delega e 5 decreti del presidente della Repubblica). Fra di essi, il decreto 416 del 1974 istituisce gli organi collegiali, le assemblee con potere decisionale che oggi costituiscono l’ossatura democratica della scuola: consigli di classe, collettivi, consigli di istituto, assemblee d’istituto, giunta d’istituto.

Lo conoscete?

Anche questo si può scaricare facilmente dal Web.

Ma prima di arrivare a queste conquiste sapete che ci sono state delle lotte? Nel febbraio 1966 sulla Zanzara, il giornale studentesco del liceo Parini di Milano, viene pubblicata un’inchiesta su quello che «pensano le ragazze d’oggi» dove si affronta, fra le altre, la questione del sesso. In seguito alle proteste e allo scandalo che ne deriva, nel mese successivo si arriva al rinvio a giudizio per direttissima da parte della procura della Repubblica con l’accusa di «oscenità a mezzo stampa e pubblicazione clandestina» del preside e dei tre autori dell’articolo, minorenni. Verranno tutti assolti al processo. Le manifestazioni che ne scaturiscono introducono le proteste e gli “scioperi studenteschi” nel nostro Paese, circostanza che associamo normalmente al periodo noto come “Sessantotto”.

Lo sapevate?

E sapevate che non è stata una trasformazione senza scosse? Nel 1970 le assemblee degli studenti a scuola venivano a volte sciolte dall’intervento della polizia.

Tra parentesi, è in questo periodo che si sono mobilitati anche i genitori. Nel 1968 viene presentato un disegno di legge per la costituzione obbligatoria di un comitato genitori in ogni scuola e nasce l’Associazione genitori a livello nazionale (Age), si diffonde la convinzione che genitori devono avere rappresentanza e essere una presenza attiva nella Scuola.

Lo sapevate?

Nel febbraio 1975, alle prime elezioni per consigli d’istituto, collegi docenti, consigli di classe partecipano venti milioni di persone, oltre l’ottanta per cento degli aventi diritto: numeri che oggi sarebbero impossibili anche per le elezioni politiche.

Lo sapevate?

Oggi non è più così, in molte scuole la partecipazione è limitata e il voto distratto.

Dobbiamo restare indifferenti?

Come ha Scritto Christian Raimo su Il Post “Oggi quando si parla di rapporto tra scuole e famiglia si usa un termine scolastico –comunità educante– ma nei fatti questa comunità è ben poco [...] comunità. Succede così che nello spazio dove dovremmo imparare la democrazia [...] impariamo a trattare tutto come un sondaggio o un derby […], ci ritroviamo impigliati in una sorta di guerriglia educante, a difesa degli interessi particolari di una delle componenti scolastiche: che sia lo spirito corporativo dei prof, la reputazione dei rispettivi figli, il brulichio della chat dei genitori, il moralismo di adulti che stigmatizzano i ragazzi. Se l’apparato circolatorio di una democrazia non viene irrorato di sangue, quel corpo diventa anemico. Quello che accade nel dibattito parlamentare, debilitato dall’astensionismo e dal decisionismo, accade anche alle superiori. […] Nel passaggio di testimone tra una generazione e l’altra, la politica è l’eredità che non viene trasmessa. La scuola non è soltanto un luogo dove non ci si educa alla democrazia, ma diventa uno spazio dove ci si educa all’astensionismo e all’inerzia.”

Ci avete mai riflettuto?

La scuola italiana di cui l'”Amaldi” fa parte è uno spazio dove si impara insieme a costruire la democrazia, dove si fa educazione politica secondo i valori e i principi di una Costituzione democratica. Dove si insegna che l'impegno politico, secondo i valori della Costituzione, è esso stesso un valore.

Spero profondamente che il voto di domani, ma soprattutto l'impegno di Tutte e Tutti voi ad agire i vostri diritti e doveri, a pensare criticamente e decidere responsabilmente ogni giorno, possano di questo essere la testimonianza migliore.

Perchè il voto è un diritto non banale. Perchè il voto di domani è importante. Perchè la scuola deve anche insegnare a fare politica: come la fanno i cittadini democratici.