8 Marzo in un tempo di guerra

Care Tutte e cari tutti, anzitutto una riflessione, con le parole, talora adattate, di Fiorenza Loiacono, autrice di  “Troiane: le donne o l’umanità oppressa”: 

“Troia, XII secolo a.C., la città è in fiamme. È un cumulo di rovine, di cenere [...]. Un esercito straniero l’ha invasa e infine distrutta dopo una guerra durata dieci anni e dopo migliaia di morti. Fra gli abitanti della città, gli uomini sono stati uccisi, le donne rese prigioniere. Intorno al dolore di queste ultime, alla sofferenza forse più profonda e schiacciante che un essere umano possa patire – perché in essa si congiungono umiliazione, espropriazione, sradicamento e annichilimento – ruota l’opera Troiane di Euripide, rappresentata per la prima volta ad Atene nel 415 a.C., mentre la Guerra del Peloponneso era in corso. 
Euripide è un poeta, un uomo, che dà voce e pensieri a molteplici figure femminili, tanto che la maggior parte delle sue opere riporta per titolo il nome di una donna. A questo universo egli rivolge la sua attenzione, lasciando che la materia prima di cui si nutre il genere tragico – il dolore degli esseri umani – passi attraverso le donne e la loro condizione. [...]  Troiane è l’opera del dolore, dello smarrimento, della perdita della speranza che colpisce un gruppo di donne ridotte a bottino di guerra e, indipendentemente dal ceto sociale cui appartengono, accomunate da un destino di irreparabile sradicamento: la deportazione in terra straniera come schiave, assegnate per sorteggio agli uomini dell’esercito straniero. [...] 
Negli anni della Guerra del Peloponneso, Atene aveva compiuto un violento atto di sopraffazione ai danni dell’isola di Melo, a fronte della posizione di neutralità che quest’ultima aveva assunto nel conflitto contro Sparta. Una tale libertà non le venne concessa. Con una decisione estremamente brutale e secondo un copione destinato a ripetersi nei secoli successivi, gli abitanti di Melo vennero massacrati e le donne e i bambini ridotti in schiavitù.
Ecco le un frammento del discorso degli Ateniesi, così come descritto da Tucidide: 
«Sappiamo che nelle cose umane si tiene conto della giustizia solo quando la necessità costringe entrambe le parti con pari forza, altrimenti quando uno dei due è più forte, questo fa tutto ciò che è nelle sue possibilità e il più debole deve cedere. [...]  Riteniamo che gli dei, così come gli uomini, tendano per necessità di natura a dominare, quando siano i più forti. Non siamo stati noi a stabilire questa legge, e nemmeno siamo i primi ad applicarla. La applichiamo così come l’abbiamo ricevuta e come la lasceremo ai posteri per l’eternità, convinti che anche voi, come chiunque altro, se aveste la nostra forza, agireste nello stesso modo».
Un tale episodio si incarnò drammaticamente nella memoria collettiva dell’epoca, collocandosi in seguito fra gli esempi più significativi di oppressione perpetrata da esseri umani contro altri esseri umani. La violenza sui Meli, questa tappa disumana di un progetto espansionistico che avrebbe condotto Atene alla  rovina, ebbe quasi certamente un’influenza anche sul lavoro di Euripide, che viene messo in scena l'anno successivo alla strage. Nelle Troiane le parole di Taltibio, messaggero dei Greci, forniscono un’idea dello stato di schiacciante oppressione che annulla qualsiasi resistenza quando ad Andromaca, vedova del principe Ettore, ucciso da Achille in duello, viene comunicata la condanna a morte del piccolo figlio Astianatte: 
«Accetta le cose come stanno e dimostrerai saggezza. […] Sei debole, non ti illudere di essere forte, non puoi contare su nessuno. Considera le circostanze: non esistono più né la tua patria né il tuo sposo, tu sei in potere altrui e noi siamo certo in grado di combattere contro una donna sola. […] Se taci e accetti senza ribellarti la tua sorte […] troverai gli Achei meglio disposti verso di te.»”

In quest'anno di guerra e prevaricazione (ma sono mai cessate?), non potevamo dire altro. Ma non possiamo rinunciare alla speranza e al desiderio di un mondo migliore. Altrimenti la violenza ha già vinto. Buon 8 marzo di Speranza, a Tutte e tutti.

Ultima revisione il 08-03-2025