Il periodo di crisi che stiamo attraversando è privo di precedenti nella storia recente, e dati i cambiamenti sociali che il nostro Paese ha vissuto nell'ultimo mezzo secolo, è come dire che è privo di precedenti: non abbiamo mai vissuto nulla del genere. Uno degli aspetti nuovi è costituito dal fatto che, pur chiusi nelle nostre case, abbiamo mezzi di informazione e comunicazione che ci mettono istantaneamente tutti in comunicazione gli uni con gli altri e con tutto il mondo. Questo ci permette di essere costantemente ragguagliati su quello che succede e di amplificarlo (magari approfondendolo, magari distorcendolo). Produce anche una grande "fame" di notizie, potenziata dal fatto che possiamo dedicare molto più tempo dell'ordinario all'uso dei media. E, proprio per questo, vi è nel contempo una grande attività di produzione di notizie: non solo da parte dei comunicatori ufficiali (gli organi di stampa, le Istituzioni, i rappresentanti del mondo politico e scientifico, gli opinionisti...) ma anche di ognuno di noi. Tutto questo ha due aspetti in comune con COVID-19: la velocità (la notizia, come il virus, si diffonde rapidamente e va prodotta sempre più rapidamente) e, appunto, la viralità (ognuno di noi ha la possibilità di "contagiare", con una notizia, molte altre persone, grazie alla potenza dei social). Ci sono perfino i falsi positivi (le fake news). Aggiungiamo che tutti abbiamo bisogno di distrarci dal problema centrale (il dramma della diffusione della malattia e i suoi terribili effetti) e il gioco è fatto: una ridda di ipotesi su come e quando verrà concluso questo anno scolastico. Personalmente sono inserito in alcune chat di dirigenti scolastici su whatsapp dove riecheggiano ventiquattro ore su ventiquattro gli stessi interrogativi che in questo momento studenti e famiglie si pongono. E fra opinioni, domande, anticipazioni dei media, la preoccupazione cresce e rimbalza sempre di più.
Ultima revisione il 17-09-2024