Incielare

(Paradiso III, 97)

Dante utilizza la parola “incielare” definita neologismo dantesco, una sola volta e ha il significato di collocare in cielo. Viene utilizzata per santa Chiara di Assisi, la quale viene “incielata” per la sua vita perfetta.

Il poeta descrive la dimensione sovra-umana e l’esperienza paradisiaca con nuove parole.

“Perfetta vita e alto merto inciela donna più su” mi disse

“alla cui norma nel vostro mondo si veste e vela”

I meriti acquistati con una vita di perfezione collocano in un cielo più alto, in un grado più eccelso di beatitudine, una donna, secondo la cui regola nel mondo si prendono abito e velo monacali.

ETIMOLOGIA

Collocare in cielo tra i beati.

Derivato di cielo, col prefisso in-

CIELO s.m. dal latino “caelum”, forse da collegarsi a “caedere” ( tagliare) perché gli astrologi dividevano il cielo in regioni. Non certa la derivazione dal greco “ koilos” (cavo).

SIGNIFICATI

Spazio alto convesso sulla terra, di colore turchino quando è privo di nuvole; in senso esteso, zona aerea al di sopra di un dato posto;

sede degli dei, paradiso, provvidenza;

ognuna delle sette sfere del sistema tolemaico.

IN- prefisso dal latino in- è utilizzato nella formazione di verbi latini derivati da aggettivi, da sostantivi o da verbi con valore intensivo.

SANTA CHIARA

Chiara d’Assisi (1194-1253) religiosa italiana che fondò l’ordine delle Clarisse e collaborò con Francesco d’Assisi. Viene citata nel cielo della Luna, il suo posto è più alto probabilmente nel settimo cielo di Saturno, quello dei santi di vita contemplativa. Nel rapido e splendido elogio Dante sintetizza l’assoluta perfezione di vita con i corrispondenti meriti per il cielo le amplissime virtù di Chiara.

STRUTTURA PARADISO DANTESCO

Il Paradiso è diviso in nove cieli, questi seguono il sistema cosmologico aristotelico-tomistico. I primi sette corrispondono ciascuno a un pianeta del Sistema solare secondo le conoscenze del tempo. L’Empireo è la sede dei beati, ma a questi la Grazia divina ha permesso di incontrare Dante nei cieli inferiori in base alle loro azioni terrene e alle loro inclinazioni. Dante nel cielo della Luna, che al tempo era considerato un pianeta, utilizza il termine” incielare”. In questo cielo sono collocate le anime di coloro che mancarono ai propri voti, non per scelta propria ma perché costretti da altri, per questo la caratteristica di questo cielo è l’Incostanza. A Dante le anime appaiono come immagini riflesse da acque limpide e calme o da vetri trasparenti e puliti, o anime piene di foschia. Questo cielo è mosso dagli angeli che appartengono alla prima schiera angelica.

PARADISO III

Qui avviene il primo incontro di Dante con le anime beate del Paradiso. Appaiono caritatevoli al poeta e con il viso appena riconoscibile. Un ‘anima sembra più bendisposta al dialogo, così Dante si rivolge a lei: è Piccarda Donati che sorridendo si rivela. Si tratta di una giovane donna fiorentina appartenente alla famiglia dei Donati, nota a Dante. Questa figura non incarna un personaggio storico religioso di rilievo, ma è conosciuta solo nella Firenze dell’epoca; si dimostra accogliente e cordiale. Piccarda accenna a Dante un altro spirito, che risplende accanto a lei: è Costanza d’Altavilla. Questa invece è una figura storica di rilievo in quanto moglie di Enrico di Svevia e madre di Federico II. A parlare con Dante è solo Piccarda che riassume la vita di Costanza interpretandone anche le emozioni. La differenza della condizione sociale terrena non viene considerata perché si dà maggiore spazio a come i beati vivono la condizione di più o meno vicinanza a Dio.

SANSALONE GIULIA